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Venticinque anni e il naso sempre tra le pagine – Chistmas edition!


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#48 Teaser Tuesday!

Buongiorno buongiorno!
Nuovo martedì, nuovo teaser: rigorosamente spoiler free, tratto dalle pagine del libro che ho attualmente in lettura, questa settimana vi porterà nelle atmosfere cupe e decadenti della saga fatata di Melissa Marr. Radiant Shadow, quarto volume su cinque, ci permette di spiare una creatura dell’Alta Corte, Devlin, creato dalla Ragione e dal Caos senza essere la loro perfetta sintesi, e una che non è né umana né fatata, Ani, figlia di un’umana e del segugio dell’oscurità Gabriel. Una parentesi gradevole dalle beghe politiche delle Corte, che pure non lasciano scampo – una lettura che mi sta piacendo molto e di cui sicuramente vi parlerò bene nell’immediato futuro!

«Sette lacrime in mare», disse alla creatura fatata.
Poi tornò accanto a lei e s’inginocchiò. Con la mano aperta aggiunse: «Sette lacrime per un desiderio». 
Raccolse la settima lacrima mentre le cadeva dal viso. La gettò in acqua, mentre la creatura rimaneva in silenzio.
«Esprimi un desiderio. Nel tuo sonno potrai vederlo realizzato». Rae era ancora inginocchiata accanto a lei. «Dimmi ciò che desideri».
La donna la fissò. Con voce appena percettibile, come una brezza leggera, espresse il suo desiderio. «Voglio vedere mio figlio, il mio Seth».
Il mare sparì e al suo posto apparve uno specchio. Il vetro era incorniciato da vecchi tralci anneriti dal fuoco. Sulla superficie Rae scorse una creatura mai vista prima, molto diversa nell’apparenza dall’austerità tipica della maggior parte degli esseri all’Alta Corte. Il giovane aveva le sopracciglia decorate da gioielli d’argento, un piercing sul labbro inferiore e una barretta con punte di freccia alle due estremità sulla curva superiore di un orecchio. Capelli corvini a incorniciare un viso che non possedeva la bellezza fatata, ma piuttosto il fascino inquieto di un mortale. Non sembrava affatto il figlio della creatura che aveva scoperto sulla sponda del ruscello. È per lui che lei vede se stessa ancorata al terreno da fibre d’argento?
Seth stava lottando con un gruppo di esseri sui cui avambracci si muovevano strani tatuaggi. Se fossero stati mortali, Rae li avrebbe definiti dei ceffi poco raccomandabili, gente di fronte a cui cambiare strada. Seth agguantò una muscolosa creatura di sesso femminile e si gettò, con lei tra le braccia, attraverso una finestra. I vetri rotti caddero sul pavimento di cemento di una stanza tetra.

Dove si trovano? Sta rivedendo la morte di suo figlio? È questo che sta accadendo?
Al pensiero che una madre assistesse assistendo alla morte del figlio, Rae sentì il volto contrarsi in una smorfia di dolore.  La creatura fatata non smise di fissare lo specchio. Sporse una mano come a toccare le immagini. «Il mio bellissimo ragazzo».

Seth rise allo sguardo torvo sul viso della creatura muscolosa. «Ti ho battuto».
«Niente male, ragazzo». Quell’essere dall’aspetto crudele estrasse dalla spalla una scheggia di vetro che le aveva provocato un lungo taglio. «Davvero niente male».
Qualcuno lanciò a Seth una bottiglia d’acqua attraverso la finestra infranta. Si scorgeva solo il braccio tatuato ma, anche senza vederne il volto, Rae comprese che si trattava di uno dei combattenti di poco prima. La voce parve risuonare come il rombo di un tuono: «Fai un altro round con Chela?».
Seth scosse la testa. «Non posso. Stasera ci saranno dei festeggiamenti alla Corte dell’Estate. Ash… parlerà e vuole che sia là con lei».
«Keenan?».
«Ancora niente», sorrise Seth, ma si fece distante, come se la sua felicità fosse uno sbaglio.
«Peccato».
«Tu sai dov’è…».
«No», intervenne Chela. «Non sta a Gabe o a me dirti cosa abbiamo scoperto per conto del nostro re».
Seth annuì. «D’accordo. Sono andato bene oggi?».
«Sei ancora troppo prevedibile», disse la voce che doveva appartenere a Gabe.
«Domani?».
«Ti sveglierai tardi. Non ha senso far baldoria», e a quel punto apparve alla finestra il sorriso di Gabe, «se poi si è costretti a una levataccia».
Quello scambio di battute parve a Rae troppo preciso per essere un ricordo. In più la scena non finiva con la morte di Seth. C’è qualcosa che non va. Guardando di nuovo l’immagine allo specchio, ebbe il sospetto di aver fatto qualcosa che non era mai successo prima: aveva permesso a quella creatura di osservare cosa stava accadendo in quel momento nel mondo mortale. Come è possibile?
«Tuo figlio non è morto, dunque?».

«No. Vive tra gli uomini». Si voltò a guardare Rae con occhi che non lasciavano intravedere alcun segno di emozione. Una membrana calò sulle sue pupille disumane, ricordando a Rae alcuni rettili. Le creature fatate erano diverse. L’aveva compreso sin dal primo giorno in cui era entrata nel loro mondo, ma raramente le era apparso tanto evidente.
«Da dove vieni?», le chiese di nuovo l’essere fatato.
«Sono solo un sogno», rispose Rae, come aveva sempre risposto alle altre creature fatate. Ma la sua voce tremò, facendo sembrare false le sue parole. «Questo non è un sogno, però».
«No».
«Potrei essere nata dalla tua immaginazione. Forse mi hai visto in un quadro, a palazzo…».
«No». La creatura fatata incrociò le braccia e la fissò. «Conosco ogni particolare di ogni dipinto nel mio palazzo. Non ti ho mai vista. Hai appena fatto qualcosa di… impossibile. Io non sono in grado di vedere la trama dell’esistenza di coloro ai quali sono legata. E invece è accaduto».
Rae si raggelò.
Il «mio palazzo»? «La trama dell’esistenza»? Lasair.
Rae si alzò e indietreggiò, allontanandosi dalla Regina Suprema e dallo specchio dentro cui Seth stava camminando in una strada che non assomigliava in alcun modo al mondo mortale che lei conosceva. Devlin sarà furibondo… se sopravvivo alle prossime ore. Le parole erano diventate all’improvviso più pericolose di quanto non avesse mai immaginato. Nei sogni si sentiva libera, al sicuro, onnipotente. Lasair, invece, onnipotente, lo era sempre. All’interno del regno fatato il mondo si rimodellava a suo piacimento e Rae non sapeva se questo valesse anche per i sogni. O per il mondo mortale.
«Chi sei?». Lasair non si alzò. Anche senza trono o altri ornamenti di potere, aveva un atteggiamento altero, regale. Il mare si gonfiò minaccioso. Ondate immense, pronte a schiantarsi, eppure immobili sopra di loro, strette in una morsa di ghiaccio. La mente della sovrana stava prendendo il controllo delle immagini su cui Rae non aveva più alcun potere. Tranne dello specchio. Era lì davanti, intatto malgrado le schegge di ghiaccio che, spezzandosi, precipitavano come massi che precedono una valanga.
«Un sogno. Sono il volto che hai voluto per il tuo piacere. Niente di più». Rae sperò che l’abitudine alla sincerità delle creature fatate da parte della sua interlocutrice le garantisse il tempo di fuggire. «Se vuoi, sparisco». Fece per andarsene. «È il tuo sogno».
«Ferma».
Rae si arrestò. Poi, convinta che non ci fosse corso d’azione più sicuro, né piano più saggio, riprese a camminare, allontanandosi. In un istante Lasair le apparve di fronte. «Ho detto ferma».
«Non hai potere sui sogni, Lasair», sussurrò Rae. «Non sei in grado di controllarli».
«Tutto è sotto il mio controllo nel mondo fatato». Quello sguardo altezzoso le ricordò Devlin al punto che si chiese come avesse potuto non riconoscere Lasair prima.
«Ma questo non è il regno fatato. Non sei sovrana dei sogni». Sorrise alla Regina Suprema con tutta la gentilezza di cui fu capace. «Ci sono dei mortali, seanchaís, col talento di manipolare i sogni. Nel mio sogno tu sei una normale creatura fatata».
«Cosa che non sei tu, invece». Lo sguardo indagatore di Lasair era fisso su di lei. «Chi ti ha tenuto nascosta da me?».
«Nessuno», mentì. «Sono sempre stata qui. Semplicemente non ho mai destato il tuo interesse fino a ora».
Quindi, prima che la Regina Suprema potesse venire a conoscenza di segreti pericolosi, Rae fuggì dal sogno e fece ritorno al mondo fatato.

 

Per metà umana e per metà essere fatato, Ani è guidata dai propri appetiti. Ma sono gli stessi che guidano anche nemici potenti e deboli alleati, come Devlin che è stato modellato per essere un assassino ed è il fratello della Regina dell’Alta Corte, fredda e calcolatrice, nonché della gemella di lei, confusionaria e personificazione della guerra. Devlin però vuole salvare Ani dalle sue sorelle, sapendo che, se fallisce, sarà lui lo strumento con cui la ragazza verrà uccisa. Ani, da parte sua, non è tipo da lasciarsi controllare mentre altri lottano a causa sua: ha abbastanza coraggio da proteggere se stessa e alterare i piani di Devlin. I due sono indissolubilmente legati da un destino che li rende allo stesso tempo minaccia e protezione l’uno per l’altra. Ma nel momento in cui la loro vicinanza diventa più stretta, un inganno ancora maggiore si prepara a mettere in pericolo il mondo fatato. Il prezzo da pagare perché si salvi sarà dunque la loro separazione?