È la vigilia di Ognissanti, e che io lo dica non è affatto casuale. Ma onde evitare di anticiparvi il Signor Pezzo di Manzo DOP che ci farà compagnia in questo venerdì di fine ottobre, vi segnalo questa pregevole iniziativa – organizzata nel giro di pochissimo grazie ad un furibondo tornado di email a tutte le ore del giorno e della notte – partorita dall’incredibile mente di Annachiara: Vampiri sul comodino. Nel corso di tutto oggi, infatti, troverete post a tema vampiresco su Please Another Book, Se solo sapessi dire e Follepazzameravigliosaidea, a cui tra parentesi dobbiamo questo banner assolutamente spaventevole e stupendevole, per festeggiare in maniera molto poco british questo Halloween! Va da sé che, nel mio caso specifico, il contributo al tema prende una deriva ormonale non indifferente. Appurato che di libri mi sentite blaterare non solo in lunedì, ma sostanzialmente ogni giorno sui vari social e, se avete questa fortuna, persino su whatsapp dove le conversazioni scadono nel molesto fuori controllo; appurato che è venerdì e che il venerdì a noi piace sbrodolarci pensando a tutto quel ben di Dio cartaceo che esiste al mondo; appurato che sono così esaurita dall’università che non avrei saputo di che altre parlare… appurato che non ce la sto facendo neanche oggi, no, ho deciso di farmi perdonare con un Paperboy da comodino. Che vi faccia compagnia in queste notti fredde e buie. Peccato i vampiri siano a sangue freddo. La pianto, giuro. Coff.
Ashton Mikhael Blackmore di Blackmore
Diciamolo, il vampiro attizza. Ma deve esser fatto bene, senza innesti glitter sottopelle che il sole attiva, senza un’eccessiva brama di sangue. Diciamo che deve essere alto, prestante, capelli neri come inchiostro e occhi che sono ametiste contro un cielo notturno, ecco, è meglio. Diciamo anche che al pacchetto aggiungiamo pure un senso dell’umorismo sottile, un’educazione impeccabile, una generosa manciata di mistero e un passato intriso di sofferenze, e sì siamo a posto così grazie. Miss DeWinter ci ha regalato uno dei vampiri più affascinanti, intriganti e insondabili del mondo letterarario contemporaneo, una creatura così magnifica che le parole per descriverla, davvero, non rendono tutta la sua incomparabile figosità. Perché si, Ashton è figo, ma un figo vero, non uno di quelli che partono tanto bene e poi scadono nella banalità più assoluta nel giro di due capitoli. Lui è al di sopra di qualsiasi Edward Cullen da due soldi, detta senza giri di parole. Ha una missione, a cui è fedele e per la quale è disposto a sacrificare persino la propria vita. In tutto ciò, è così antico che ha visto generazioni intere di persone a lui care nascere e morire, e nonostante tutto non ha timore di legarsi alle persone, di affezionarsi, di sentire la vita per quanto abbia la consapevolezza di sopravviverle, di vederla appassire, di respirarne poi l’assenza nei secoli dei secoli. Io davvero, non lo so come si possa resistergli. Come si possa non volergli bene. Come si possa non volerlo e basta. Avete idea di quanto letale sia la combo capelli neri – occhi viola? No? Meglio per voi, perché nel momento in cui riuscite a visualizzare questo binomio di assoluta perfezione siete condannate a sospirare e disperarvi per il resto dei vostri giorni nella consapevolezza che tanta bellezza non può esistere nella realtà. Ma, se devo esser sincera, forse è meglio che Ashton sia solo di carta. Per lo meno, a suon di sognarlo, l’unica cosa che consumiamo sono le pagine del libro. Che, detto tra noi, non sono mai abbastanza.
Una statua dallo splendore del marmo di luna e una bellezza straziante da fare desiderare anche l’Inferno per poterla vedere ancora. L’aveva distratta per un istante, emergendo sul terrore folle che le invadeva il cervello.
Né morto né vivo, una creatura del sangue che cammina per l’eternità su quella soglia che agli umani è consentito varcare una volta soltanto, senza ritorno.